I sexbot rappresentano una sfida nei confronti di ciò che fino al 21° secolo si intende con l’essere ‘umani’.
La risposta ai sexbot da parte della società oscilla tra resistenza, laddove i sexbot vengono percepiti come una minaccia per l’umanità, e interesse, laddove vengono considerati un valido supporto alla fragilità umana. Lo scopo di questo articolo è triplice. Il primo è descrivere la letteratura scientifica per esplorare le implicazioni cliniche, sociali, legali ed etiche dell’introduzione dei sexbot nella vita delle persone. Può un sexbot agire, in tutto e per tutto, come se fosse una persona? Il secondo è quello di indagare fino a che punto i sexbot possano contribuire ad arricchire la vita emotiva e sessuale delle persone o rinforzarne le fantasie sessuali devianti. Possono i sexbot diventare amanti e compagni? Il terzo è quello di presentare i risultati del primo studio italiano che ha analizzato se i sexbot siano conosciuti dalle persone comuni, se vi sia la volontà per accogliere un sexbot nella propria vita, e se si è pronti emotivamente e cognitivamente per farlo.
In questo studio le criticità sollevate sono due, che sembrano apportare più domande che non fornire risposte. Se i sexbot stanno diventando oggetto di amore e desiderio sessuale, concetti quali amore, autonomia, e attrazione interpersonale potrebbero dover essere riconsiderati. Se i sexbot sono il simbolo di una nuova direzione verso la quale la società si sta muovendo, allora le persone dovrebbero essere preparate a fronteggiare una delle sfide più complesse e stimolanti alle quali le relazioni e le emozioni sono chiamate.