Gentile Premier Draghi, mi chiamo Elisabetta Camussi, insegno Psicologia Sociale all’Università di Milano Bicocca, sono iscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia, dove coordino il Comitato Pari Opportunità, e sono stata componente della Task Force presso la Presidenza del Consiglio coordinata da Vittorio Colao, ora Ministro del suo Governo.
In quella sede portato le problematiche che, sulla base delle mie competenze scientifiche, sapevo avrebbero impattato, in emergenza e post emergenza, sulle vite delle persone tutte.
Di questo complesso lavoro trova l’esito nella Sezione “Individui famiglie e società” del Piano Colao, disponibile sul sito del Governo. Purtroppo, tutto quanto lì indicato, in termini di problemi e di concrete possibilità di soluzione, non è stato preso in alcuna considerazione, in una visione della realtà nella quale i bisogni dei cittadini e delle cittadine, in quanto malessere psicologico, possono essere rimandati ad un presunto periodo successivo, nel quale si spera e si immagina che si risolveranno da soli: del resto, come lei ha detto di recente, dovremmo recuperare – in fretta – il gusto del futuro… E come non farlo, in una situazione in cui niente è andato bene, in cui le prospettive di vita, normalità, relazioni, esperienze sono di giorno in giorno compromesse da ragioni oggettive e soggettive? Come non chiedere, ancora una volta alle persone di essere resilienti, reagire, resistere, quando tutto quello che è stato detto nella comunicazione istituzionale si è rivelato fallace e nessuno, né il governo precedente né il suo ha messo a disposizione risorse economiche per promuovere autenticamente la resilienza psicologica degli individui, rispondere ai loro bisogni, alle fatiche, allo stress, all’angoscia, alla depressione?
Eppure, gli unici che su queste problematiche hanno continuato a spendersi, professionalmente (e prevalentemente a titolo gratuito), sui territori, presso le istituzioni sanitarie ed educative, nel discorso pubblico e nell’interlocuzione politica sono stati gli psicologi e le psicologhe italiane, per i quali “era già tutto previsto” (la letteratura scientifica ce lo insegna, consulti se preferisce il sito dell’American Psychological Association), e proprio per questo nel silenzio assordante dei governi non si poteva che cercare comunque di prendersi cura della persone (le farei leggere le centinaia e centinaia di mail di comuni cittadini che nel corso di questi 12 mesi mi hanno scritto, avendo chiara – forse più di lei – una “domanda” di psicologia per la quale non potevano trovare risposta nel Servizio Sanitario Nazionale).
Ma nonostante questo, oggi è accaduto che lei, dopo aver imposto agli psicologi l’obbligo vaccinale in quanto professione sanitaria, abbia additato questa categoria come una platea di usurpatori, privi di senso morale (o, come ha detto, di coscienza).
Mi auguro che a questo punto sappia non semplicemente scusarsi con le colleghe e i colleghi per quanto ha detto, ma fare di questa incredibile gaffe l’occasione per investire finalmente in modo serio nel futuro del paese, mettendo a disposizione delle persone il sostegno psicologico di cui l’Italia ha necessità urgente, in maniera diffusa: a nessuno, nel 2021, è concesso di non conoscere le conseguenze psicologiche di una pandemia, ed in particola a lei, se, come dice, guida il “governo dei migliori”.
Elisabetta Camussi