Dall’inizio della pandemia si è discusso delle possibili soluzioni ad un problema divenuto purtroppo mondiale.
Un problema che tutti speravano di risolvere al più presto grazie proprio agli strumenti della medicina, cioè della scienza, a fronte di migliaia di morti e all’impotenza del momento.
Insomma, per dirla brevemente, abbiamo passato un anno ad aspettare il vaccino.
Coerentemente, una volta ottenuto, molte categorie professionali hanno incontrato l’obbligatorietà della vaccinazione, dal comparto sanitario a quello scolastico di ogni ordine e grado, passando per le Forze dell’Ordine e via discorrendo, rispondendo anche alle richieste di Confindustria.
Un obbligo che non sorprende visto che è già previsto dalla Legge in altri casi, sia per i cittadini che per i lavoratori, garantendo da sempre la tutela della salute pubblica.
Persino il Presidente Mattarella è intervenuto a tal proposito ricordando come sia un dovere, un atto di responsabilità vaccinarsi, unitamente a Papa Francesco.
Inoltre stiamo assistendo a varie proteste nei paesi più poveri in relazione alle ventilate terze dosi di vaccino che, per l’effetto, sottrarrebbero somministrazioni a chi non ha ancora effettuato nemmeno la prima dose.
Anche il Women Forum sta lottando per la delicata questione della vaccinazione dei predetti paesi, spingendo per inserirla nella road map del G20, con investimenti nella produzione di dosi termostabili.
Quindi, a differenza di quanto successo durante l’influenza spagnola di inizio ‘900, abbiamo fortunatamente i mezzi per combattere il problema in minor tempo, considerando le normali tempistiche sperimentali, grazie ai grandi impegni economici dei vari governi.
Per di più come non ricordare anche i vari casi negli anni di altre pericolose malattie per le quali la gente è scesa in piazza per chiedere la vaccinazione al più presto.

Stavolta, incredibilmente, il meccanismo si è in parte inceppato.
Siamo nel 2021 e dalla speranza del vaccino siamo passati nientemeno alla riluttanza di quest’ultimo nell’arco di pochi mesi.
Complici i vari “zero virgola” delle statistiche sugli effetti collaterali elevati dai media a non più come eccezioni, ma al rango di regola!
Una fake news detta in altri termini.
Sappiamo infatti come qualsiasi farmaco, anche il più “innocuo”, abbia le medesime statistiche negative.
Di conseguenza stiamo assistendo a continui dibattiti fra virologi, Istituzioni e perfino professionisti sul dovere di vaccinarsi o meno.
Una guerra di informazione che si aggiunge a quella al coronavirus.
Una guerra che rischia di mietere vittime in modo assolutamente irresponsabile.
Apprendiamo in particolare dalla stampa che un gruppo di Psicologi avrebbe presentato ricorso al TAR contro i possibili provvedimenti di sospensione per mancata vaccinazione.
Detta sospensione è stata disposta direttamente da un provvedimento del Governo (D.L. 44/2021 convertito con modificazioni dalla Legge 76/2021) verso tutti i professionisti sanitari che hanno, come anticipato, l’obbligo di vaccinazione per impedire il diffondersi della malattia nelle attività in presenza.
Quello che soprattutto balza agli occhi è il seguente passaggio a giustificazione della paradossale presa di posizione: “La professione di psicologo e di psicoterapeuta non rientra tra le professioni sanitarie in senso stretto, quindi non sussiste, assolutamente, una necessità pratica e, tantomeno, un obbligo, alla vaccinazione”.
C’è da sobbalzare. La nostra delicata professione, i cui principali attori Istituzionali e sindacali hanno per decadi lottato per dare dignità scientifica alla categoria, riuscendo ad ottenere infine il riconoscimento di professione sanitaria, non sarebbe “sanitaria in senso stretto”.
La Psicologia è invece una disciplina scientifica, non possiamo pertanto ritenerci “sanitari” solo quando conviene.
In quanto tali abbiamo obblighi inderogabili, coerenti con la professione, fino alla vaccinazione, il tutto per il supremo interesse della collettività.
Abbiamo la responsabilità della tutela della Salute dei cittadini sotto ogni punto di vista.
Come possiamo quindi promuovere il ruolo ormai indiscutibile della nostra professione nel post pandemia, per gli effetti psicologici derivati dall’emergenza sanitaria, se c’è chi arriva a negare tanto il nostro ruolo strettamente sanitario quanto uno strumento scientifico e riconosciuto quale è il vaccino?
Ai posteri l’ardua sentenza? No!
È proprio per i più giovani, per chi verrà dopo di noi che occorre agire oggi con la giusta e dovuta responsabilità.
Abbiamo l’obbligo di essere responsabili non solo verso noi stessi ma anche e soprattutto verso gli altri.
La Redazione