Giulio Chiarantoni, Flaminia Bandiera, Federica Bullaro, Federica Aggugini, Rachele Barbieri, Silvia Colombo Gianazzi, Nicole Curcio, Camilla Diamanti,
Rowan Emily Giorda, Daniela Pastorino, Eda Pregapuca, Giulia Spilli, Valentina Talami, Anna Chiara Vitolo, Georgia Zara
Dipartimento di Psicologia | Università degli Studi di Torino
Il presente studio è il risultato del lavoro svolto durante le lezioni del corso di Psicologia criminologica e Risk Assessment (anno accademico 2020-2021) della prof.ssa Georgia Zara, nel Corso di Laurea Magistrale interdipartimentale in Psicologia criminologica e forense presso l’Università degli Studi di Torino, in cui le studentesse e gli studenti si sono attivamente organizzati in un gruppo di ricerca per raccogliere i casi di femminicidio avvenuti in Italia tra il 2016 ed il primo trimestre del 2021.
Raramente succede che in un corso universitario le studentesse e gli studenti vengano attivamente coinvolti in un lavoro empirico di questa natura.
Lo scopo formativo era quello di promuovere una precisa sensibilità psicologica verso un tema tanto rilevante umanamente, quanto importante scientificamente. Credo che questo articolo possa essere un esempio di questa sensibilità e dell’impegno a lavorare per conoscere e capire.
Prof. Georgia Zara
Introduzione
La comunità scientifica internazionale utilizza il termine Intimate Partner Violence (IPV) per indicare l’insieme di agìti violenti e abusanti messi in atto dai partner all’interno di una relazione intima e/o affettiva (McCarthy & Stagg, 2020). L’IPV è un fenomeno sfaccettato, e include almeno cinque diverse tipologie di violenza utilizzate dal perpetratore per guadagnare o mantenere il controllo sull’altra persona (partner reale, potenziale oppure ossessivamente immaginata come tale): abuso fisico, sessuale, psicologico, economico e stalking (Hart & Klein, 2013).
Dobash e Dobash (2011) sostengono come tali episodi di violenza, cronicizzati in litigiosità logorante e distruttiva (contentiousness), possano subire, nel tempo, un’escalation che esita nell’uccisione del partner o ex partner. La prevalenza di persone uccise nelle relazioni di coppia riguarda maggiormente le donne così come evidenziato in diversi studi (Baldry, et al., 2011; Bonanni, et al., 2014; Moreschi, et al., 2016) e documentato dai dati nazionali e internazionali (ISTAT, 2021; World Health Organization, 2013, 2017), anche se ci sono casi in cui il bersaglio della violenza sono gli uomini (Straus, 1998, 2011; Theobald, et al., 2016).
L’interesse scientifico, condizionato dai sempre più pressanti fatti di cronaca, appare orientato primariamente al fenomeno del femminicidio, definibile come l’insieme di atti omicidari commessi da un uomo nei confronti di una donna, per ragioni legate al genere di appartenenza (Stout, 1991). Il femminicidio non dice però solo qualcosa sul genere della persona ma soprattutto sul come e sul perché quella precisa donna sia stata uccisa. La criminodinamica del femminicidio – costituita dalla sequenza e dalle modalità di attuazione della condotta criminale omicidaria – pare direzionata dall’intensità affettiva che lega la persona offesa al perpetratore (Zara, et al. 2020).
Stöckl e colleghi (2013) hanno condotto una revisione sistematica della letteratura internazionale al fine di stimare la prevalenza dell’Intimate Partner Homicide a livello globale: nei 66 Paesi con dati disponibili per l’analisi, i risultati hanno mostrato che, nel periodo gennaio 1990 – dicembre 2011, il 13.5% degli omicidi totali era stato commesso da un intimate partner; inoltre, gli intimate partner erano responsabili del 38.6% degli omicidi commessi a danno di donne, contro la ben più bassa percentuale del 6.3% di omicidi commessi nei confronti di uomini.
La tendenza internazionale registrata da Stöckl e colleghi (2013) è stata confermata da diversi studi condotti entro il panorama italiano (Baldry, et al., 2015; Gino, et al., 2019; Merzagora-Betsos, 2009; Zara & Gino, 2018; Zara, et al., 2019, 2020). I risultati di tali studi suggeriscono che il femminicidio è perpetrato nella grande maggioranza dei casi da una persona conosciuta dalla donna, con la quale la donna ha condiviso una relazione affettiva più o meno intima e più o meno intensa. Pertantp l’Intimate Partner Femicide risulta essere il tragico esito di un’escalation violenta che trova maggiore spazio di realizzazione quanto più lunga risulta la relazione (Veggi, et al., forthcoming). Di contro, i più rari casi di non-intimate partner femicide, nei quali sono anche coinvolti i casi di femminicidi commessi a danno di donne prostitute, appaiono contraddistinti da moventi predatori e antisociali (Salfati, et al., 2008; Zara, et al., 2021).
I fatti di cronaca degli ultimi anni rendono necessaria un’analisi sistematica dei fattori di rischio, sia criminogenici sia vittimogenici, alla base del fenomeno del femminicidio. Inoltre, la situazione pandemica causata dall’emergenza sanitaria Covid-19, a partire dalla fine del 2019, e il conseguente confinamento nelle proprie abitazioni – misura adottata per fronteggiare l’emergenza – richiamano ulteriormente l’attenzione sullo stile relazionale e sulle modalità di interazione violenta all’interno della coppia.
Scopo dello studio
Lo scopo di questo studio è stato duplice: non solo esplorare la distribuzione nel tempo di questa forma di violenza tanto drammatica quanto complessa da studiare, ma anche comprendere la realtà psicologica, relazionale e sociale degli individui coinvolti, in qualità di persone offese oppure di perpetratori, in una dinamica offensiva e letale.
Inoltre, ci si è chiesti se le testate giornalistiche fossero in grado di mostrare il legame tra l’escalation violenta, esitante in femminicidio, e la natura della relazione tra persona offesa e perpetratore. In linea con quanto emerso dalla letteratura scientifica (Gino, et al., 2019; Jordan et al., 2010; McCarthy & Stagg, 2020), infatti, nella maggior parte dei casi l’escalation violenta fino al femminicidio si verifica in un contesto relazionale in cui la persona offesa conosce il suo aggressore e con il quale aveva o ha, al momento del reato, una relazione affettiva.
Metodologia
150 studentesse e studenti (v. Appendice A) hanno cercato su testate giornalistiche, sia nazionali che locali (v. Appendice B), i casi di femminicidio avvenuti in Italia tra gennaio 2016 e marzo 2021.
Per la raccolta dati sono stati formati 20 sottogruppi, ognuno corrispondente ad una regione italiana, e per ogni caso si è cercata più di una fonte giornalistica (nazionale e locale) in modo da rafforzare l’affidabilità delle informazioni e integrarle. In caso di discrepanza tra dati presenti in testate differenti si è dato credito alla testata giornalistica maggiore e riportante più informazioni.
Sono stati esclusi dalla ricerca tutti i casi di donne uccise da altre donne, oppure da sconosciuti di cui non sia stato rinvenuto DNA maschile o parenti di 1° e 2° grado. Inoltre sono stati esclusi anche gli omicidi a danno di persone transgender.
I dati sono stati organizzati in diverse categorie (v. Appendice C) per permettere di fare un’analisi descrittiva.
Risultati
Questo studio esplorativo evidenzia come la media dei femminicidi in Italia dal 2016 fino al primo trimestre del 2021 sia di oltre 6 femminicidi al mese. Suddividendo i dati per anno, su un totale di 406 casi di femminicidio sono state riscontrate 91 (22.4%) persone offese nel 2016, 71 (17.5%) nel 2017, 76 (18.7%) nel 2018, 74 (18.2%) nel 2019, 79 (19.5%) nel 2020 e 15 (3.7%) nel primo trimestre del 2021.
Analizzando la distribuzione sul territorio nazionale è stato riscontrato che 139 (34.2%) dei delitti sono avvenuti in un capoluogo e 267 (65.8%) in un paese.
Se da un lato, dai dati analizzati si evince una certa stabilità del fenomeno negli ultimi anni, con una media nazionale di femminicidi pari a 6.73, guardando la distribuzione sul suolo nazionale parrebbe che al Nord (7.68) e sulle Isole (7.30) vi siano stati più femminicidi (per milione di abitanti) anche rispetto al Centro (5.67) e al Sud (5.35).
Su un totale di 406 persone offese, 304 (74.9%) erano donne italiane e 102 (25.1%) non italiane.
Di contro, su un totale di 409 perpetratori, 327 (79.9%) erano uomini italiani e 79 (19.3%) non italiani; in 3 casi si trattava di uomini di nazionalità sconosciuta.
Combinando la variabile nazionalità per tipologia di relazione, su un totale di 413, si evince che 289 (70%) femminicidi erano stati commessi da un perpetratore italiano a danno di una persona offesa italiana, 62 (15.0%) da un perpetratore non italiano a danno di una persona offesa non italiana, 42 (10.2%) da un perpetratore italiano a danno di una persona offesa non italiana e 17 (4.12%) da un perpetratore non italiano a danno di una persona offesa italiana. Delle 3 persone offese italiane rimanenti non è stato possibile identificare la nazionalità del perpetratore.
Nei casi in cui l’informazione riguardo la professione era disponibile, si è riscontrato che 29 (7.14%) persone offese erano coinvolte in una professione intellettuale o qualificata, 26 (6.40%) in una tecnica, 98 (24.14%) in una mansionale o non qualificata, mentre in 18 casi (4.43%) si trattava di donne coinvolte in attività ai margini della legalità.
Rispetto ai perpetratori per i quali il dato era presente, è stato possibile riscontrare che 13 (3.18%) svolgevano una professione intellettuale o qualificata, 35 (8.56%) una tecnica, 114 (27.87%) una mansionale o non qualificata.
In 349 (84.5%) femminicidi, la tipologia di relazione tra persona offesa e perpetratore era intima e intensa; in 44 casi (10.65%) si trattava di una relazione superficiale, mentre in un numero esiguo di casi (n = 18; 4.36%) la persona offesa non conosceva il perpetratore. Per due casi non è stato possibile identificare la tipologia di relazione.
Il movente più frequente dietro i casi di femminicidio analizzati, su un totale di 406 esaminati, era legato alla «multiproblematicità relazionale», evidenziata in 291 casi (71.7%), a cui seguono i femminicidi causati da comportamenti antisociali e impulsivi (n = 33; 8.13%). I femminicidi legati a questioni economiche (n = 24; 5.9%) oppure legati a disturbi mentali del perpetratore (n = 24; 5.9%) sono risultati poco frequenti. Per 34 femminicidi (8.37%) non è stato possibile raccogliere informazioni specifiche sul movente.
Rispetto alle armi utilizzate, si è riscontrato che in 151 casi (37.19%) sono stati utilizzati corpi contundenti, mentre in 239 (58.87%) casi la donna è stata uccisa con strumenti ad azione speciale. In 15 casi (3.69%) si è trattato di altre tipologie di strumenti, come benzina.
I dati raccolti hanno permesso di esplorare le reazioni del perpetratore successive alla messa in atto del femminicidio. Reazioni di fuga e/o negazione sono state riscontrate in 116 casi (28.36%); in 77 casi (18.83%) il perpetratore si è costituito alle Forze dell’Ordine ammettendo il reato e in 150 casi l’uomo si è suicidato o ha tentato di farlo (36.68%). Non è stato possibile conoscere la reazione di 66 (16.14%) perpetratori.
Discussione
Lo scopo dello studio era quello di esplorare il contesto relazionale del femminicidio in Italia. I risultati preliminari hanno evidenziato, in linea con gli studi scientifici nazionali e internazionali, che raramente una donna viene uccisa in contesti anonimi, in cui l’autore del reato è una persona a lei sconosciuta. Infatti, dai dati raccolti emerge come meno di 1 femminicidio su 20, avvenuto in Italia tra il 2016 e il primo trimestre del 2021, sia stato commesso da uomini sconosciuti alla persona offesa, contro ai quasi 17 su 20 femminicidi perpetrati da uomini con cui la donna aveva un rapporto di intimità.
Quello che sembra importante evidenziare è che questi dati, ricavati da fonti giornalistiche nazionali e locali, risultano informativi rispetto ad un aspetto considerato centrale dalla letteratura scientifica. La relazione multiproblematica, e spesso patologica e perversa (Campbell, 2005; Filippini, 2012), tra persona offesa e perpetratore diventa un fattore di rischio significativo nel contribuire all’escalation letale e alla morte violenta della donna (Dobash & Dobash, 2011; Zara, et al., 2019, 2021).
La suddivisione tra capoluoghi e paesi ha evidenziato come 1 femminicidio su 3 si sia consumato in grandi città piuttosto che nelle zone periferiche. Per quanto riguarda la possibile discrepanza tra zone più densamente popolate ed un minor numero di casi di femminicidio, potrebbe essere forse legata anche ad una maggiore e più consapevole presenza di servizi di sostegno e tutela delle persone offese e servizi di prevenzione nei principali centri urbani. Tale dato, tuttavia, non tiene conto della difficile realtà di alcuni quartieri, definibili anch’essi come zone periferiche, e porta a chiedersi se il risultato non sia sovrastimato.
Guardando all’aspetto socio-culturale si nota che solo in pochi casi vittima e perpetratore fossero di nazionalità diversa (3 casi su 20). Per quanto riguarda l’occupazione lavorativa, la frequenza maggiore di casi di persone offese e di perpetratori coinvolti in attività lavorative non qualificate e l’elevato tasso di disoccupazione nel campione esaminato suggerisce scenari di vita condizionati da gradi diversificati di malessere, complicati dal fatto che la persona offesa era probabilmente costretta a passare gran parte della giornata con il perpetratore o comunque sotto il suo controllo.
La fascia di età maggiormente coinvolta nei casi di femminicidio esaminati, quella tra i 36 e i 55 anni, sembra essere corrispondente a quella fase della vita in cui risulta registrato il maggior numero di divorzi (ISTAT, 2018). Inquadrare questa fase come il «momento della crisi coniugale o relazionale» sembra in linea con quanto emerso dai risultati di questo studio esplorativo in cui una significativa multiproblematicità relazionale era presente in 7 casi su 10, evidenziando come il femminicidio possa essere il triste epilogo di una lunga e tormentata relazione in cui abusi, maltrattamenti e violenza riempiono gli spazi temporali della relazione.
Limiti dello studio e prospettive future
Limite principale dello studio è certamente legato ai dati raccolti in virtù della fonte esaminata (testate giornalistiche). Questo implica una serie di criticità che verranno brevemente riportate di seguito con lo scopo di evidenziare, tra l’altro, l’importanza di continuare a favorire anche in Italia studi sul femminicidio e sull’Intimate Partner Violence che possano avere un impatto informativo e preventivo.
Considerando che l’ISTAT ha calcolato dall’inizio del 2016 alla fine del 2020 una media di 10.53 femminicidi al mese (ISTAT, 2021), risulta evidente la parzialità dei casi di femminicidio (6.49) riscontrati in questo studio. Questo risultato, così come le differenze tra zone d’Italia, potrebbe essere dovuto non solo all’esistenza di casi mai trattati da alcuna testata giornalistica, ma anche alla difficoltà a trovare dati specifici e completi per riuscire a fare una mappatura di una realtà tanto socialmente risonante, quanto difficile da ricostruire.
Un altro aspetto da considerare che rende difficile avere dati definitivi e completi è legato alle tempistiche dei giornali, pressoché immediate nell’annunciare un caso di femminicidio rispetto ai tempi della Giustizia, il che comporta un grado di incertezza rispetto al presunto perpetratore, il quale è da considerare innocente sino ad eventuale condanna penale.
Risulta inoltre difficile pensare che le testate giornalistiche siano riuscite ad identificare con precisione il movente e i vari processi di rischio alla base del femminicidio.
Nonostante questi limiti, sembra evidente l’importanza e le potenzialità di studi specialistici rivolti ad indagare la dimensione psicologica del femminicidio, senza fermarsi alla sola descrizione di «chi era» la persona offesa o il perpetratore, ma analizzando il contesto relazionale, affettivo, intimo o superficiale tra i due, oppure l’assenza di una qualunque forma di relazione. Sono queste dimensioni che permettono di capire che diverse forme di violenza possono essere impedite o perlomeno che si possa almeno prevenire l’escalation peggiorativa e letale che trasforma la violenza in femminicidio.
Riferimenti bibliografici
Baldry, A. C., Pacilli, M. G., Pagliaro, S. (2015). She’s not a person . . . She’s just a woman! Infra-Humanization and Intimate Partner Violence. Journal of Interpersonal Violence, 30, 1567–1582. DOI: 10.1177/0886260514540801
Baldry, A. C., Porcaro, C., & Ferraro, E. (2011). Donne uccise e donne maltrattate. Stesso passato ma anche stesso destino? Rassegna Italiana di Criminologia, 4, 13–21.
Barki, H., & Hartwick, J. (2004). Conceptualizing the construct of interpersonal conflict. International Journal of Conflict Management, 15, 216–244. DOI: 10.1108/eb022913
Bonanni, E., Maiese, A., Gitto, L., Falco, P., Maiese, A., & Bolino, G. (2014). Femicide in Italy: National scenario and presentation of four cases. Medico-Legal Journal, 82, 32–37. DOI: 10.1177/0025817213510250.
Campbell, W. K. (2005). When you love a man who loves himself: How to deal with a one-way relationship. Chicago, IL: Sourcebooks Casablanca.
Dobash, R. E., & Dobash, R. P. (2011). What were they thinking? Men who murder an intimate partner. Violence Against Women, 17, 111–134. https://doi.org/10.1177/1077801210391219
Filippini, S. (2012). Relazioni perverse. La violenza psicologia nella coppia. Milano: Franco Angeli.
Gino, S., Freilone, F., Biondi, E., Ceccarelli, D., Veggi, S., & Zara, G. (2019). Dall’Intimate Partner Violence al femminicidio: Relazioni che uccidono. Rassegna Italiana di Criminologia, 10(2), 129–146. https://doi.org/10.7347/RIC- 022019-p129.
Hart, B. J., & Klein, A. R. (2013). Practical Implications of Current Intimate Partner Violence Research for Victim Advocates and Service Providers. USA: U.S. Department of Justice.
Istituto Nazionale di Statistica (2021). Omicidi di donne. Disponibile su: https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/omicidi-di-donne. Consultato in data: 22 dicembre 2021.
Istituto Nazionale di Statistica (2021). Popolazione e famiglie – Popolazione. Disponibile su: http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_POPRES1. Consultato in data: 22 dicembre 2021.
Istituto Nazionale di Statistica (2018). Popolazione e famiglie – Separazioni e divorzi. Disponibile su: http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_POPRES1. Consultato in data: 22 dicembre 2021.
Jordan, C. E., Pritchard, A. J., Duckett, D., Wilcox, P., Corey, T., Combest, M. (2010). Relationship and injury trends in the homicide of women across the life span: A research note. Homicide Studies, 14, 181–192. DOI: 10.1177/1088767910362328
McCarthy, J., & Stagg, D. (2020). When partners turn violent: understanding causality and signs. Journal of Christian Nursing, 37(1), 24–31. https://doi.org/10.1097/CNJ.0000000000000679
Merzagora-Betsos, I. (2009). Uomini violenti: i partner abusanti e il loro trattamento. Milano: Raffaello Cortina.
Moreschi, C., Da Broi, U., Zamai, V., & Palese, F. (2016). Medico legal and epidemiological aspects of femicide in a judicial district of north eastern Italy. Journal of Forensic and Legal Medicine 39, 65–73. DOI: 10.1016/j.jflm.2016.01.017
Salfati, C. G., James, A. R., & Ferguson, L., (2008). Prostitute Homicides. A Descriptive Study. Journal of Interpersonal Violence, 23, 505–543. DOI: 10.1177/0886260507312946
Stöckl, H., Devries, K., Rotstein, A., Abrahams, N., Campbell, J., Watts, C., & Garcia Moreno, C. (2013). The global prevalence of intimate partner homicide: A systematic review. The Lancet, 382, 859–865. http://dx.doi.org/10.1016/S0140- 6736(13)61030-2.
Stout, K. D. (1991). Intimate femicide: A national demographic overview. Journal of Interpersonal Violence, 6(4), 476–485. https://doi.org/10.1177/088626091006004006
Straus, M. A. (1998). The controversy over domestic violence by women: A methodological, theoretical, and sociology of science analysis. In X. B. Arriaga & S. Oskamp (Eds.). Violence in intimate relationships (pp.17–44). Thousand Oaks, CA: Sage.
Straus, M. A. (2011). Gender symmetry and mutuality in perpetration of clinical-level partner violence: Empirical evidence and implications for prevention and treatment. Aggression and Violent Behavior, 16, 2792–2788.
Theobald, D., Farrington, D. P., Coid, J. W., & Piquero, A. R. (2016). A longitudinal analysis of the criminal careers of intimate partner violence offender subtypes: Results from a prospective survey of males. Violence and Victims, 31, 999–1020.
Veggi, S., Carpignano, C., & Zara, G. (accepted for publication). Lo spazio intimo della violenza: Tipologia e durata delle relazioni violente. Rassegna Italiana di Criminologia (forthcoming).
World Health Organization (2013). Global and regional estimates of violence against women: prevalence and health effects of intimate partner violence and non-partner sexual violence. Switzerland: WHO Press.
World Health Organization (WHO) (2017). Violence against women. Key Facts. Available at: https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/violence-against-women (01.05.2020)
Zara, G., & Gino, S. (2018). Intimate partner violence and its escalation into femicide: Frailty thy name is violence against women. Frontiers in Psychology, 9, 1–11. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2018.01777.
Zara, G., Freilone, F., Veggi, S., Biondi, E., Ceccarelli, D., & Gino, S. (2019). The medicolegal, psycho-criminological, and epidemiological reality of intimate partner and non-intimate partner femicide in North-West Italy: looking backwards to see forwards. International Journal of Legal Medicine, 133(4), 1295–1307. https://doi.org/10.1007/s00414-019-02061-w.
Zara, G., Veggi, S., & Gino, S. (2020). Intimate partner violence: la tipologia della relazione e l’intimità affettiva nelle dinamiche interpersonali violente. Giornale Italiano di Psicologia, 2, 627–635. https://doi.org/10.1421/97889.
Zara, G., Theobald, D., Veggi, S., Freilone, F., Biondi, E., Mattutino, G., & Gino, S. (2021). Violence against prostitutes and non-prostitutes: an analysis of frequency, variety and severity. Journal of Interpersonal Violence, 1–27. https://doi.org/10.1177/08862605211005145
Appendice A – Studentesse e Studenti coinvolti nei 20 gruppi di raccolta dati
Alessandro Sposato, Alessia Cittadini, Alessia Incatasciato, Alessia Terrile, Alex Rinaldi, Alice Giovannini, Alice Regis, Alice Tomassetti, Anita Toma, Anna Chiara Vitolo, Anna Madaschi, Arianna Marola, Asia Gentile, Asia Santi, Beatrice Zucca, Camilla Diamanti, Camilla Lupi, Camilla Paggetti, Carlotta Caratozzolo, Carlotta Rinaldi, Caterina Servadei, Catia Rizzo, Cecilia Colombarolli, Chiara Bonanomi, Chiara De Carlo, Chiara Franciosi, Chiara Pellegrini, Chiara Savio, Claudia Campo, Claudia Maestrini, Claudia Ramundi, Claudia Sgarro, Cristina Colpi, Daisy Tripodi, Daniela Pastorino, Davide Rubini, Denise Carta, Denise Magosso, Denise Sidoli, Doriana Pansini, Eda Pregapuca, Edoardo Svetoni, Elena Del Grosso, Elena Maria Gentile, Elena Villa, Elena Vitali, Elisa Viscuso, Emma Flutti, Erika Porzio, Fabiana Balestro Cottino, Federica Aggugini, Federica Bullaro, Federica Forconi, Federica Martina, Flaminia Bandiera, Flavia Gallo, Francesca Baraldi, Francesca Pesce, Francesco De Cillis, Fulvio Aterno, Gaia Lunardi, Gemma Maria Vania Liguori, Giada Fregona, Giada Triggiani, Giorgia Graziani, Giorgia Saggese, Giulia Boscaini, Giulia Gibelli, Giulia Mingardi, Giulia Schininá, Giulia Sederino, Giulia Spilli, Giulia Suppo, Giulio Chiarantoni, Giuseppe Milazzo, Grazia Romano, Greta Roveri, Hassan Fayad, Ilaria Moxedano, Irene Pepe, Laura Calliero, Laura Forlani, Lisa Moscara, Lisa Tescari, Lorena Marretta, Lucia Zanin, Ludovica Mercati, Manuela Aruta, Mara Diana, Maria Caterina Tolu, Maria Elena Verdi, Marianna Bellinzona, Marta Fanni, Marta Rita Pia di Michele, Martina Adamo, Martina Agnello, Martina Amenta, Martina Caruso, Martina Frigerio, Martina Gay, Martina Verzeni, Marzia Pio, Melania Mercatucci, Meria Elena Valdarchi, Michela Galeone, Miriana Ferella, Monica Foco, Morena Dallapiccola, Nadira Binaschi, Niccolò Arditi, Nicola Romano, Nicole Curcio, Pamela Chesani, Paola Panichi, Paula Roxana Salgau, Rachele Barbieri, Ramona Bulhac, Rebecca Ferri, Rebecca Montresor, Rita Lagonia, Roberta Caridi, Roberta Carta, Rocco Miazzi, Rowan Emily Giorda, Sandra Bertelli, Sara Cecchini, Sara D’Angelo, Sara Gavazzi, Sara Pecar, Sara Picciau, Selene Mastrangelo, Serena Bianco, Serena Fagnoni, Serena Pinardi, Silvia Capalti, Silvia Capalti, Silvia Colombo Gianazzi, Silvia Tommasi, Simona Massaiu, Sofia Baietta, Stefania Militello, Teresa Mariseno, Tonio Argiolas, Valentina Menegazzi, Valentina Talami, Valentina Talami, Valery Lucci, Vincent Mineo, Viola Michelini, Zelinda Palumbo.
Appendice B – Fonti della raccolta dati
Abruzzo.Cityrumors.it, AbruzzoWeb, ANSA, BasilicataNotizie.net, BergamoNews, CasertaNews, Corriere Della Calabria, Corriere Della Sera, Corriere di Como, CorriereAdriatico.it, CorriereDiArezzo.it, CorriereDiSiena.it, CremonaOggi, EspansioneTv, Fanpage, FirenzePost, Gazzetta del Sud, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Parma, Gazzetta di Reggio, Gazzettinonline, GenovaQuotidiana, Giornale di Sicilia, HuffPost, Il Centro, Il Cittadino, Il Fatto Quotidiano, Il Gazzettino, Il Giornale, Il Giornale di Salerno, Il Giornale Di Vicenza, Il Giorno, Il Mattino, Il Mattino di Padova, Il Messaggero, Il Piccolo, Il Quotidiano del Sud, Il Resto del Carlino, Il Secolo XIX, Il Tirreno, Il Vibonese, IVG.it, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Nazione, La Nuova di Venezia e Mestre, La Nuova Ferrara, La Pressa, La Provincia di Como, La Provincia di Cremona, La Provincia di Sondrio, La Provincia Pavese, La Repubblica, La Sicilia, La Stampa, La Voce di Bolzano, LaPrimaPagina.it, L’Arena, Latina Corriere, Latina Oggi, L’Eco di Bergamo, Leggo, Libertà, Liguria Oggi, LiguriaNotizie.it, Livenet, L’Unione Sarda, Messaggero Veneto, Notizie di Prato, OndaNews, ParmaPress24, PiacenzaSera, Prima Cremona, Prima Pagina Mazara, Prima Treviglio, Primocanale.it, Primonumero, PrimoPiano Molise, QuiCosenza.it, Quotidiano Di Puglia, Rai News, Reggionline, Rete8, RovigoOggi.it, SanSalvoWeb.it, Savonanews.it, SiracusaOggi.it, Termolionline.it, TgVerona, Today, Toscana Media News, Tp24, VareseNews, Vastoweb.com, VogheraNews, Welfare Cremona Network.
Appendice C – Tipologia di categorie utilizzate per analizzare i dati
Dei casi raccolti si è tenuto conto dei seguenti elementi:
▪ Regione, Comune e Data in cui si è consumato il delitto e/o ritrovato il corpo. In seguito ogni Regione è stata inserita nella Zona d’Italia corrispondente, dividendo la nazione in Nord (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna), Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo), Sud (Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) ed Isole (Sicilia, Sardegna).
Ogni Comune invece è stato classificato o come Capoluogo o come Paese, definendo questi ultimi come tutti quei comuni che non sono né capoluoghi di provincia, né frazioni di città metropolitane.
▪ Età, nazionalità (Italiani versus Non Italiani) e professione delle persone offese e dei perpetratori, facendo rientrare tra questi ultimi non solo i condannati ma anche i principali indagati.
Ogni Professione è stata a sua volta categorizzata in base alla classificazione ISTAT: intellettuale o qualificata, tecnica, mansionale o non qualificata, disoccupazione, pensionamento.
▪ Armi: corpi contundenti (e.g., mani nude, oggetti trovati sul posto del delitto), strumenti ad azione speciale (e.g., armi bianche o da fuoco), altro (e.g., ustione).
▪ Movente, distinto in base alla presenza di multiproblematicità relazionale, aspetti economici, comportamenti antisociali o disturbi mentali del perpetratore.
▪ Tipologia di Relazione: relazione intensa (e.g., partner, amici e chiunque avesse un semplice desiderio di intimità anche non ricambiato), relazione superficiale (e.g., vicino di casa, conoscente), sconosciuti.
▪ Reazione del perpetratore in termini di comportamento di fuga e/o negazione, chi si è costituito alle Forze dell’Ordine e chi ha risposto con un suicidio tentato o tentato.
Avendo considerato le reazioni nell’immediatezza del femminicidio, eventuali suicidi dopo la condanna o confessioni dopo un interrogatorio non sono stati oggetto di analisi in quanto non reperibili nel materiale esaminato.
Acknowledgement: Uno speciale ringraziamento è rivolto a FemminicidioItalia.info e a Casa delle donne per non subire violenza di Bologna.