Raccontato da una bergamasca – Dott.ssa Stivala Federica Maria Grazia
<<Alla mia Nipotina Giorgia racconterò il vissuto della pandemia, le racconterò la prima volta che siamo uscite insieme dopo mesi di lockdown.>>
Ripercorriamo quei terribili giorni del 2020: due anni dopo.
Molti di noi hanno un ricordo pressoché confuso del periodo preciso in cui si inizia a parlare di Coronavirus.
Quando i media ci informano di notizie dell’altro capo del Mondo e veniamo edotti di ciò, ne possiamo discutere in un istante con la nostra Famiglia nel momento in cui, a fine giornata, raccontiamo la nostra quotidianità. Di tenore diverso la notizia del 30 Gennaio 2020 che informava che una coppia di coniugi cinesi, a Roma, risultavano positivi al Covid. In primis tale notizia suscita scalpore, in secondo luogo preoccupazione ed infine la conferma che il virus è arrivato anche in Italia.
Il 21 Febbraio 2020 si parla dei primi casi di un focolaio in provincia di Lodi che si diffonde rapidamente a macchia d’olio in paesini limitrofi.
Ancora oggi ci balza alle orecchie quell’intervento straordinario del Presidente del Consiglio Conte; era il 9 Marzo “Non ci sarà più una zona rossa, non ci saranno più zona uno e zona due, ma un’Italia zona protetta. Saranno da evitare gli spostamenti salvo tre ragioni: comprovate questioni di lavoro, casi di necessità e motivi di salute”.
Bergamo, la Città dei Mille, la mia Città, diviene in poco tempo La più colpita da questa terribile pandemia; risuonano le frasi del Direttore del Pronto Soccorso dell’ospedale di Bergamo: “La Lombardia ormai è l’epicentro di un terremoto che sembra non finire mai, ogni pomeriggio arriva una scossa e gli ospedali scoppiano”.
Inizia l’iter da quel Febbraio 2020 di un susseguirsi di misure quali: il Primo DPCM di Conte, il lockdown, le proroghe, le prime riaperture, la fase 1 e fase 2, l’estate e la voglia di normalità e poi, l’autunno, Ottobre, si torna a parlare di DPCM, DPCM Natale e il Primo DPCM Draghi; sono termini divenuti costante del nostro comunicare. Il cosiddetto “Green Pass” prevale in maniera importante e naturale nel nostro quotidiano, della stessa valenza del documento d’identità.
Il Parlamento Europeo il 9 Giugno 2021 ha dato il via libero definitivo al green pass Ue, entrato in vigore in tutti i Paesi dell’Unione dal primo Luglio 2021. Trattasi di strumento che, in Italia, consente di viaggiare, prendere i mezzi di trasporto pubblico e di accedere ai luoghi di lavoro, a scuola, all’università, alle strutture sanitarie, ai locali che offrono servizio di ristorazione e agli alberghi.
Ma cosa è cambiato dai primi mesi del 2020? Una parola che ci ha dato tanta speranza e fiducia nella scienza, nella medicina; la psicologia ce lo insegna: “la fiducia è un’aspettativa positiva, basata su importanti componenti cognitive, su valutazione, credenze che si hanno su quelle entità di cui ci si fida, basata su sensazioni, sentimenti di sicurezza di affidabilità”; sono tutte componenti che hanno portato le persone ad una voglia di tornare alla normalità, di poter finalmente vivere, per quanto possibile, nella normalità. Un’ arma che abbiamo per difenderci, insieme a tutte quelle disposizioni che ci vengono costantemente ricordate dal momento in cui ci rechiamo al lavoro, al supermercato, negli uffici, sui mezzi pubblici e così via.
Il 22 dicembre 2020, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato l’immissione in commercio del vaccino anti COVID-19 Pfizer/BioNTech Comirnaty in Italia per le persone di età pari o superiore a 16 anni. 3
Il 27 Dicembre 2020 è il giorno che tutti aspettavamo, è il giorno importante e decisivo, è” il Vaccine Day”: alle 7.20 di quel giorno vengono vaccinate le prime tre persone con la prima dose di vaccino Anti-covid. Da lì a breve vengono pianificate con il Governo le priorità delle persone che necessitavano nel più breve tempo possibile del vaccino con una pianificazione ben precisa.
Ha inizio la Campagna vaccinale al fine di sfruttare l’effetto protettivo diretto dei vaccini e, di conseguenza, sono state identificate le seguenti categorie: dagli operatori sanitari e socio – sanitari, ai residenti e al personale dei presidi residenziali per anziani, alle persone di età avanzata, soggetti fragili, poi con l’aumento delle dosi di vaccino sono stati sottoposti alla somministrazione dello stesso ad altre categorie. Ad oggi si sta procedendo con la somministrazione del vaccino giunti alla terza dose di richiamo.
La situazione oggi di contagi è mutata rispetto allo scorso anno e, in questo periodo, per via delle varianti, siamo nella quarta ondata: i tamponi scarseggiano, i posti letto negli ospedali sono saturi, i pronto soccorso si trovano ad avere nuovamente pieni i letti dedicati ai Covid, vengono tagliati gli interventi chirurgici di quelle prestazioni non urgenti, i call center delle Guardie mediche sono saturi per l’alto flusso di richieste. Rieccoci, dunque, a parlare di una nuova ondata!
L’8 Gennaio 2022, il Direttore Dr. Roberto Cosentini del Centro EAS – Dipartimento Emergenza – Urgenza dell’Ospedale di Bergamo, epicentro della pandemia nel 2020, in un articolo dell’Eco di Bergamo riferisce: “siamo sotto stress, lavoriamo su due binari. Per i contagiati area con 12 letti, sempre pieni” e ancora: “E il personale è sempre quello, siamo davvero in sofferenza”.
Dopo l’esperienza che mi ha vista collaborare con l’OMS nel reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, dove ho potuto fornire il mio contributo allo studio di più di mille pazienti, ricostruendo le fasi dall’esordio della sintomatologia, oggi collaboro nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo come Data Manager. Fa strano ritrovarsi fisicamente in quei luoghi che hanno visto così tanta sofferenza e più volte mi trovo a discutere con il personale sanitario che sostano, solo per qualche minuto, nello studio dove lavoro.
In particolare una Dottoressa, i primi di Dicembre 2021, mi raccontò i suoi periodi del 2020, nella qualità di mamma, di moglie e di medico registrai mentalmente il suo vissuto, raccontato la sua commozione ancora viva ed evidente. Riporto un particolare del suo racconto relativo ai pazienti con casco CPAP. Erano pazienti gravi, che ricevevano un trattamento altamente intensivo, allocati in una grande area, divisi i letti da una tenda e, non appena il casco iniziava a dare cenno di cedimento, emetteva un sonoro che faceva accorrere nell’immediato il personale sanitario per provvedere al riposizionamento del casco. Commovente un altro particolare del racconto della Dottoressa, relativo ad un paziente di mezza età il quale si stava aggravando: la Dottoressa avvisa la collega e l’infermiera vicini al letto, con un cenno si comunicano che per il paziente non c’era ormai nulla da fare….la stessa continua “se soltanto i letti accanto si fossero accorti del decesso sarebbe stata la fine”. La bravura della Dottoressa che senza creare panico e confusione, ha portato il corpo fuori.
Io credo che se intervistassi ogni medico e operatore sanitario in prima linea, sono sicura che mi racconterebbe forse uno, due o 100 casi di pazienti che lo hanno maggiormente “colpito”.
Amici medici mi raccontano oggigiorno scene descritte come “apocalittiche”: letti delle terapie intensive pieni, ospedali che chiedono il supporto degli ospedali limitrofi della zona, colleghi che vivono insieme per evitare di portare il virus a casa dai familiari.
Come vive un paziente che scopre di essere positivo? Cosa si nasconde dietro la parola “positivo”, quanti interrogativi dietro a questa parola?
Tra la preoccupazione per i propri cari, l’isolamento, il prossimo tampone, timore di complicanze nella sintomatologia, vi è la preoccupazione ulteriore in famiglia per i bambini, per i soggetti fragili. Come organizzare le dinamiche familiari, lavorative e sociali?
Si trascorrono purtroppo dei momenti colmi di terrore e del “non sapere”.
I primi giorni di un paziente non ospedalizzato sintomatico vedono il soggetto, oltre che sofferente per una sintomatologia evidente, anche “provato” sotto un profilo psicologico alternando momenti di sconforto e di ansia che accompagnano anche le notte insonne.
Quanto un supporto psicologico può essere efficace durante la quarantena? A mio parere Molto! Non essere lasciato solo, poter liberamente dire ciò che in quel momento si ha, sapere di poter contare, seppur da remoto, di qualcuno che dall’altro lato del cellulare ascolta, sapere di poter contattare il professionista in qualsiasi momento di sconforto.
Il Presidente del CNOP, il Dr. Lazzari David, affronta un tema molto importante che merita attenzione: La tutela della salute fisica è da due anni al centro dell’emergenza nazionale, ora, nel terzo inverno di pandemia, stiamo entrando in una nuova fase acuta. Si punta, giustamente, a generalizzare la terza vaccinazione ma già si parla della quarta. Tra i reduci del Covid è una popolazione smarrita e stanca, spesso impaurita, da questa emergenza che non sembra finire è da tempo in atto una emergenza psicologica che solo la politica non vuol vedere. Che oggi si ripropone e si accentua con una nuova ondata della pandemia”. Diviene necessario stanziare dei bonus psicologici.
I soggetti si sono trovati a dover improvvisamente riequilibrare i rapporti, elaborare dei lutti verso i propri cari senza poter concedere loro l’ultimo saluto, a dover affrontare la paura di ammalarsi e tanto altro ancora. La vita delle persone da due anni a questa parte è stata “stravolta” da una pandemia che sta compromettendo la vita di tutti e che richiede oggi di “conviverci” per poterci al meglio difendere.
La pandemia Covid-19 ha fatto emergere alcune inefficienze del setting di gestione corrente del paziente, molto spesso incentrato sull’ospedale.
Le persone devono sentirsi al sicuro quando si recano negli ospedali; la pandemia ha annullato involontariamente le altre patologie rendendo così spesso la diagnosi infausta.
L’emergenza sanitaria è anche emergenza psicologica: miei conoscenti che sono genitori mi illustrano spesso la situazione preoccupante che li circonda perché hanno paura a mandare a scuola i propri figli trasmettendo loro ansie fino a quando, dove possibile, soprattutto negli asili, preferiscono tenere a casa i propri bambini ribaltando così anche gli equilibri genitoriali con il lavoro e lo stato psicologico del bambino.
“Questa è un’emergenza nell’emergenza – afferma la Presidente Gulino -. Il virus e le misure di contenimento ci hanno costretti al distanziamento sociale e all’isolamento, mettendo a dura prova la vita relazionale. Questa quarta ondata ha creato un’ulteriore frattura relazionale, colpendo non solo i nostri corpi, ma anche la nostra psiche in un momento molto particolare come quello natalizio, in cui le famiglie tradizionalmente si riuniscono per ritrovarsi.”
Ciò comporta frustrazione e un aumento di ansia, depressione, insonnia, mancanza di fiducia e di speranza del domani. “Fiducia e speranza sono fondamentali per il benessere della mente e di conseguenza per la tenuta del corpo, perderle può condurre a problematiche psicologiche anche gravi” continua Gulino. Questo può essere un ostacolo anche per la campagna di vaccinazione. “All’inasprirsi della pandemia c’è chi si aggrappa alla scienza e quindi corre a vaccinarsi, ma anche chi matura scetticismo e dubbi e quindi è più restio a fare la terza dose” mette in guardia la Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana.
Il 18 Marzo è la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid. Non dimenticheremo mai il la colonna dei mezzi militari con i feretri che attraversano Bergamo.
Non smetteremo mai di raccontare alle nostre generazioni future, ai nostri figli, nipoti ciò che stiamo vivendo e che ora non stiamo potendo raccontare perché troppo piccoli per capire; da zia, alla mia nipotina Giorgia, racconterò ciò che stiamo vivendo, un po’ come fecero i nostri nonni quando ci raccontavano, da sopravvissuti, le pandemie che hanno dovuto affrontare e i momenti difficili.
Stivala Federica Maria Grazia
Dottore in Psicologia Clinica e della Riabilitazione
Data Manager in Ricerca Clinica