In questi giorni l’attenzione della nostra comunità professionale è rivolta al progetto borse/lavoro “Vivere meglio” promosso dall’ENPAP.
L’indignazione pare essere generale. Le criticità riscontrate sono molte ed alcune di particolare rilevanza.
Nello specifico vediamo cosa prevede il bando:
“…Psicologi e Psicoterapeuti verranno formati all’applicazione di 2 protocolli di intervento avanzati e di dimostrata efficacia e potranno prendere in carico, complessivamente, circa una decina di migliaia di cittadini. Sarà messo a disposizione dei Cittadini un portale internet che proporrà …. la possibilità di accedere a consulenze psicologiche o a cicli di psicoterapia breve individuale per le situazioni più complesse. Il progetto prevede di rendere accessibile la psicoterapia e, più in generale, la terapia psicologica per le situazioni di ansia e depressione lieve e moderata che emergeranno nei prossimi mesi…”
Possono presentare domanda tutti coloro che abbiano maturato almeno un anno di contribuzione all’ENPAP, che abbiamo un reddito medio non inferiore ai 5000 Euro e che siano in regola con gli adempimenti e con i versamenti.
Libere tutte e Liberi tutti!
La formazione dei “fortunati vincitori” consisterà in 3 giornate di formazione, in presenza e a distanza (modalità sincrona) organizzata nel seguente modo.
Nella prima giornata le colleghe e i colleghi verranno informati sulle finalità del progetto.
Nella seconda giornata le psicologhe e gli psicologi psicoterapeuti potranno scegliere di essere istruiti su protocolli di psicoterapia cognitivo-comportamentale – psicoterapia dinamica breve – psicoterapia interpersonale.
Le psicologhe e gli psicologi non autorizzati alla psicoterapia verranno formati per poter effettuare interventi a bassa intensità di matrice cognitivo-comportamentale, interventi di consulenza e sostegno (counselling) psicologico.
Nella terza giornata si completa la formazione avviata nella giornata precedente attraverso approfondimenti e discussioni, utili anche a preparare la «successiva supervisione».
È in questo modo che le psicologhe e gli psicologi beneficiari della borsa di studio devono frequentare 3 giornate di formazione e 3 mezze giornate di supervisione; possono, inoltre, utilizzare una forma di supervisione a richiesta.
La quarta giornata probabilmente è dedicata al riposo, ci pare giusto, dopo tanto studio!?
Essendo trascorso del tempo dall’1 Aprile abbiamo compreso che non si tratta di uno scherzo e sebbene una fase di risate e battute iniziali non possiamo negare di averla sperimentata, il tutto ha però lasciato posto a molte preoccupazioni, numerose perplessità dubbi e soprattutto a grande amarezza.
A questo poi segue una serie di domande, che sollevano dubbi sull’immagine e sulla serietà della nostra professione:
- Sarà davvero possibile distinguere tra alta e bassa intensità quando si parla di interventi psicologici nei casi previsti?
- Quando si interviene su un paziente si lavora infatti sul funzionamento e sulla struttura, non solo sul disturbo e sui sintomi: possiamo pertanto essere certi che basteranno solo 3 giornate di formazione per poter intervenire in modo mirato e accurato?
- È davvero possibile formare psicologhe e psicologi o psicoterapeuti in soli 3 giorni?
- Come ne uscirà la figura dello psicologo e della professione?
A questo si aggiunga che quando alcuni colleghi hanno provato a sollevare queste domande Altra Psicologia, che sappiamo essere maggioranza ENPAP, ha risposto con un articolo pubblicato sul proprio sito a firma di un proprio esponente di cui riprendiamo alcuni stralci:
“…Sappiamo anche che ciò che fa la differenza sulla capacità di attuare dei percorsi di sostegno efficace o di cura è l’esperienza dello psicologo o della psicologa, e sicuramente, chi ha fatto la specializzazione in psicoterapia ha 4 anni di esperienza strutturata in più rispetto chi non l’ha svolta, ma credo che dopo diversi anni di attività la differenza si assottigli, se non svanisca del tutto…”.
“…per gli psicologi già formati, basta avere protocolli e una buona supervisione per poter affrontare le ansie e le depressioni, senza tirarla lunga più di tanto. E buona pace per quelle scuole che pensano di sopravvivere grazie alla carta bollata della psicoterapia necessaria per accedere al sistema pubblico…”.
I dubbi non solo restano ma si moltiplicano, così come rimane l’amarezza.
Quello che dispiace e scoraggia è che gli attentati all’identità e alla professione arrivano «dall’interno».
Forse adesso possiamo iniziare a capire il perché del nome Altra Psicologia, al quale forse inizierà a seguire anche Altra Psicoterapia.
Sicuramente tutto questo è “Altro” da noi e dalla Psicologia che vogliamo scientificamente, professionalmente, responsabilmente, eticamente e deontologicamente promuovere e tutelare.
La Redazione