Mille e più sono le criticità emerse sulle recenti borse lavoro bandite da ENPAP.
In primis gli interventi di bassa o alta intensità dei quali mal si comprende il confine fra sostegno psicologico e pratica psicoterapeutica, così come l’utilizzo di protocolli e supervisioni un tanto al chilo.
Quale reale efficacia sarà messa in campo attraverso strumenti e metodologie che non sono nemmeno particolarmente pertinenti al metodo inglese richiamato?
In molti hanno sollevato pesanti critiche: “In Italia, invece, in questi giorni, si è aperto un dibattito su una curiosa iniziativa dell’Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Psicologi (ENPAP) che ha indetto un bando per permettere agli psicologi di esercitare la professione di psicoterapeuti anche senza aver conseguito la necessaria specializzazione. E ovviamente il tutto viene presentato come una grande trovata: “Vivere Meglio – Promuovere l’accesso alle terapie psicologiche per ansia e depressione”. Recita così un estratto di un articolo su TPI che esamina dette criticità.
Inoltre si aggiunge che: “Per i rappresentanti di alcune delle principali società scientifiche di psicoterapia, dunque, l’accesso alla terapia, previsto dal bando, da parte di personale non specializzato riduce le garanzie di cura per i pazienti, proprio nel momento storico in cui la società che sta subendo i terribili contraccolpi della pandemia da Covid-19.“
Una questione sulla quale è intervenuto efficacemente il Presidente CNOP, David Lazzari, facendo la dovuta chiarezza e spiegando i confini professionali in termini di legge in Italia:
<<A volte su questi temi si generano confusioni, dovute anche a poca conoscenza, interessi di parte o confronti approssimativi con le realtà di altri Paesi. In altre nazioni ad es. la psicoterapia non è tutelata da specifiche norme di legge e a volte neanche l’attività psicologica ha confini normativi precisi, ma questo non è un vantaggio per il cittadino perché fornisce meno garanzie. La normativa del SSN italiano attualmente prevede che lo psicologo della ASL sia comunque anche uno specialista/psicoterapeuta, potendo così fornire al cittadino sia le attività psicologiche che psicoterapiche. Nel privato invece si può incontrare lo psicologo non specialista o lo specialista e lo psicoterapeuta e il cittadino può scegliere in base alle proprie esigenze. Oltre alla legge anche il codice deontologico prescrive trasparenza e garanzie su questo da parte del professionista.
Lo sviluppo della professione e il suo crescente riconoscimento comporta la necessità di evitare confusioni su questi aspetti, che non è solo dannosa per gli utenti ma presta anche il fianco a forzature di chi ha interesse a mantenere ambiguità o ad invadere terreni non di propria competenza.>>
Altra questione: qualche esponente ENPAP “vanta” le borse come una forma di “assistenza” che però farà rientrare detti capitali proprio in ENPAP grazie ai contributi.
Insomma, una mano dà e l’altra toglie.
Una mano ti dà proprio per togliere si potrebbe dire.
Qualcuno potrebbe dire che si tratta solo di un modo per fare girare l’economia e fare lavorare i colleghi, dando anche un servizio ai cittadini: corretto, ma c’è un problema grosso quanto una casa.
Il bonus psicologo, stracriticato proprio dagli stessi fautori delle borse ENPAP, comprende al contrario fondi dello Stato italiano.
Le borse lavoro ENPAP sono invece finanziate dai soldi del lavoro degli Psicologi.
Un po’ discutibile quindi fare girare l’economia in questo modo.
5 milioni di euro che poi in parte torneranno in ENPAP.
Lasciamo a chi legge ogni valutazione di opportunità o disastro.