“Il suicidio è un fatto complesso ma sicuramente le nostre carceri non riescono in tempi utili a intercettare il rischio suicidario e a mettere in atto tempestivamente azioni di prevenzione e cura.
I presìdi sanitari sono sguarniti di professionisti della salute mentale. Chi c’è, fa del suo meglio ma spesso né il numero di ore né gli strumenti forniti sono completamente adeguati. In più gli psicologi esperti ex art. 80 hanno un numero di ore così esiguo che non resta tempo per lavorare sul trattamento oltre che sull’osservazione e spesso nemmeno per lavorare in maniera integrata con i colleghi dei servizi sanitari”.
Lo ha detto il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP), David Lazzari, commentando l’allarme sull’ondata di suicidi nelle carceri italiane lanciato dal Garante dei detenuti, Mauro Palma. “Sarebbe più lungimirante – ha aggiunto Lazzari – rivedere il ruolo dello psicologo nell’ordinamento penitenziario e farne parte integrante dello staff. Una figura che lavori su più fronti per contribuire concretamente all’individuazione del trattamento in carcere e lavorare sul benessere della comunità carceraria tutta”. “La Comunità professionale psicologica attraverso il CNOP da tempo ha avanzato proposte e siamo pronti a collaborare se si vuole fare davvero qualcosa”, ha concluso.
(Fonte: Rac/ Dire)