Tutti sappiamo che esistono tecniche e strategie per ottenere consenso, anche quando per fare questo bisogna forzare molto la realtà. A volte si utilizza la strategia del denigrare le altre persone, altre volte si preferisce la strategia del discredito, in altri casi ancora una combinazione di entrambe.
Un esempio lampante sono alcuni articoli recenti di Altra Psicologia che descrivono un CNOP tutto in negativo, incapace e inefficace. Le colleghe e i colleghi di AP non hanno probabilmente avuto modo di seguire il lavoro del CNOP nel periodo agostano, e per evitare di farsi scoprire impreparati hanno gettato il sasso lontano da loro.
Non serve fare un elenco del lavoro fatto tra luglio e agosto, non spetta a me farlo e soprattutto non sarebbe di alcuna utilità. Chi segue i media, legge le newsletter e sta attento a cosa accade a livello nazionale (con forti ed importanti ricadute a livello regionale), vede, ma soprattutto percepisce, l’intenso lavoro portato avanti dal CNOP e dal suo Presidente.
Gli articoli AP appaiono come scampoli di fine stagione: non stanno in una logica di confronto e di critica utile ma sono impostati con una narrazione di indegnità e incapacità, molto distante dai fatti.
In un confronto serio, soprattutto utile alla professione, le critiche hanno un ruolo in una logica costruttiva e di miglioramento continuo. Tuttavia si aspettano anche consensi sui numerosi risultati ottenuti e sui processi di cambiamento messi in atto. Insomma l’aspettativa con la quale ognuno vorrebbe confrontarsi è quella di un atteggiamento onesto, aperto e pronto al dialogo.
Invece sui successi neanche una parola. Ci si risveglia dal torpore estivo solo per criticare il lavoro delle colleghe e dei colleghi.
Anzi, sembra addirittura che i successi diano fastidio.
Se il CNOP fosse una associazione tutto questo avrebbe una logica di lotta politica, come accade (purtroppo!) tra partiti. Particolarmente preoccupante è invece notare che questo accade all’interno di una comunità professionale che danneggia la Psicologia e i suoi protagonisti.
Invece il CNOP è una istituzione. È la nostra rappresentanza nazionale, la nostra voce presso il Governo, il Parlamento, le Istituzioni, presso la società nel suo complesso.
In nessuna comunità professionale accade questo e soprattutto in questi termini. Quando la posta in gioco è la credibilità della professione si intravede solidarietà di categoria, facendo così emergere la forza e l’autorevolezza della propria rappresentanza nazionale.
In questo caso invece la realtà dei fatti viene viziosamente manipolata e forzata, con l’unico scopo di mettere in cattiva luce il Consiglio Nazionale, senza preoccuparsi delle ricadute negative su tutta la Comunità professionale.
Perché?
Ovviamente qualcuno spera di guadagnarci, visto il chiaro riferimento alle elezioni del prossimo anno fatto da AP, e tristemente questo “guadagno” sarebbe a spese di tutta la professione. Un guadagno così acquisito ha un prezzo enorme che paghiamo tutte e tutti.
Se volessimo tentare di leggere attentamente il conto da pagare, il prezzo sarebbe non solo in termini di immagine verso l’esterno ma anche di occupabilità, perché distrarrebbe la comunità professionale dagli obiettivi fondamentali e indebolirebbe la forza delle proposte e delle politiche nazionali finalizzate ad aumentare gli spazi ed il ruolo della professione.
Se pensiamo che le elezioni ordinistiche saranno alla fine del 2023, una domanda da porsi è: invece di unire gli sforzi per la professione si vuole davvero fare una lunga ed estenuante campagna elettorale di denigrazione?
È facile trattare gli altri come la Russia ha fatto con l’Ucraina, ma le macerie chi è disposto a raccoglierle? I danni chi li paga?
Giancarlo Marenco
Presidente FIP