<<I Servizi di Psicologia rappresentano già una realtà organizzativa diffusa nel nostro Paese, ma “a macchia di leopardo”, condizione che impedisce di garantire ai cittadini risposte eque ed omogenee ai bisogni psicologici. Quando esiste un vero riconoscimento della professionalità altrui, la differenziazione e il processo di autonomia, come nelle relazioni umane, non possono essere configurate come un processo patologico, quanto piuttosto integrativo ed evolutivo.
Nell’ambito del SSN poi, l’organizzazione è ampiamente dotata di strumenti formali, scritti e soggetti a periodica revisione quali i protocolli operativi, i percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (PDTA), i percorsi clinici integrati (PIC), che garantiscono l’integrazione professionale e regolano le modalità attraverso cui assicurare la specificità dell’intervento assistenziale sull’utente. Questo è quanto accade nelle Strutture Complesse che abbiamo citato e questo è anche il bagaglio di esperienza che i Servizi di Psicologia italiani, seppure in maniera disomogenea sul territorio nazionale, sono in grado di documentare ormai da oltre vent’anni.
Ma evidentemente, anche questo dato non è stato tenuto in considerazione. La follia, quindi, (e di follia gli Psichiatri si intendono…) sta proprio nel voler rinchiudere la Psicologia nei confini dei DSM, quando è ormai sotto gli occhi di tutti che la gran parte dei bisogni e delle richieste dei cittadini, degli operatori sanitari, dei bambini, dei ragazzi, degli studenti e delle famiglie è già fuori dai DSM.>>
Elena Bravi
Presidente SIPSOT (Società Italiana di Psicologia dei Servizi Ospedalieri e Territoriali)
Guido Rocca
Vicepresidente SIPSOT (Società Italiana di Psicologia dei Servizi Ospedalieri e Territoriali)